Escalation di violenza verbale: la storia di Liv.
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Ho letto questa storia su Linda.nl - il blog di una rivista molto bella dedicata alle donne- in cui intravedo un escalation di violenza verbale che, per fortuna, è stata fermata da Liv la protagonista.
La storia è questa.
Liv (25) tre anni fa a va a Copenaghen per un tirocinio in una rivista online, si perde per strada e incontra questo ragazzo Jim che le offre una mano a capire Google maps e a trovare l’indirizzo giusto. Due ore dopo sono seduti in un bar a parlare “un piccolo caffè con tavolini di legno, il profumo di cannella nell'aria. Aveva quell'accento , come quello di Mads Mikkelsen, che rendeva tutto affascinante. Quando le chiese cosa le piacesse di più della Danimarca, lei rispose senza pensarci: "Ora tu"“.
Inizia un storia, il tirocinio finisce e lei torna in Olanda, a Zwolle, pensando sia stata solo una storia di un periodo all’estero.
Jim continua a chiamarla e a cercarla, si sentono ogni giorno fino a che lui non va a prenderla con un mazzo di fiori all’aeroporto quando lei decide di tornare in Danimarca per capire se possa fuzionare.
Funziona infatti. Il primo anno sono così innamorati che la storia resiste saldamente alla distanza, poi lui si trasferisce a Zwolle, prendono un appartamento, e trovano entrambi lavoro nel loro campo, lei in una rivista, lui come architetto.
“Jim era tutto ciò che lei non era: calmo, razionale, equilibrato. Mentre Liv esagerava, lui rimaneva sempre nei limiti della norma. Lei lo trovava rassicurante. Lui la chiamava "fuoco" e "piena di vita". All'inizio, le cose tra loro funzionavano a meraviglia.”
Ecco qui il primo punto a cui prestare attenzione. Liv descrive se stessa come una che esagerava, lui invece rimaneva nei limiti. Dobbiamo sempre fare caso a come noi descriviamo noi stesse in relazione agli altri, perché se pensiamo di essere esagerate rispetto a qualcun’altro, ci sentiremmo sempre in difetto, così da aprire la porta a sarcasmo e mancanza di rispetto. Non è detto che succeda, ma se succede è molto importante accorgersene quanto prima. Andiamo avanti.
Poi, dopo un anno di convivenza, Jim diventa piu distaccato. Inizia a fare commenti tipo “non devi prendertela sempre, piagnucolona” (bandiera rossa immensa), o “stai sempre esagerando”. Prima lei si sforza di riderci sopra, di non prendersela troppo, poi inizia a vedere che i commenti taglienti sono quotidiani.
Ma lei lo ama e ancora sta bene con lui, spesso. A volte lui la prende e le dice “sei la mia ragazza” e lei ritrova quel feeling che avevano prima. Si dice che sono episodi, che e’ lei che in effetti se la prende troppo e continua a mantenere ferma la relazione per un’altro anno.
Rimase perché sapeva che a volte l'amore è semplicemente ingiusto. Spesso faceva male, ma voleva cercare di mantenere viva la relazione.
Fino a quel Natale.
Partono insieme per andare a trovare i genitori di lui in Danimarca e passare insieme il Natale. Si siedono a pranzo, lei pensa sia tutto perfetto, si era anche comprata un maglione rosso di Isabel Marant (qui nei Paesi Bassi è una marca molto conosciuta), e la conversazione è piacevole. A un certo punto lei sbaglia una parola in Danese e lui la corregge in malo modo tre volte. I familiari ridono per educazione, pudore, imbarazzo ma lei si sente morire. Quando più tardi rimangono soli lui le dice queste parole (fai un respiro, prima di leggerle):
"Non devi sempre essere al centro dell'attenzione, Liv".
Scatta qualcosa. Lei resta sevglia guardandolo dormire di spalle per tutta la notte. La mattina a colazione, Liv gli annuncia che staa per partire.
Lui si stupisce, non capisce dove lei voglia andare e poi le dice: “ancora il melodramma eh?”.
Quella frase è la conferma di aver fatto la scelta giusta, pensa Liv. Sorride debolmente. "Forse. Ma ho chiuso con questa storia". Nient’altro.
Non mi stupisce per niente il fatto che ci sia stata un escalation della violenza verbale o, se vi piace, delle frecciatine e delle frasi sminuenti. È tipico di una persona che non viene fermata la prima volta.
Faccio un esempio: mio marito non ha mai usato una vera e propria violenza verbale, ma ovviamente, negli anni, ci sono stati alcuni momenti di tensione in cui, sia io che lui, abbiamo usato parole infelici e sprezzanti. Ci siamo sempre chiesti scusa, nessuno di noi ha giustificato come normali alcune frasi che davvero nemmeno mi ricordo, ma di cui ricordo la sensazione.
Se lui non si fosse scusato, se avesse visto alcune parole come normali, mi sarebbe suonato in testa un allarme. L’ho già subito, lo so.
Per lui lo stesso: certe cose non sono accettabili nella nostra famiglia e noi lo sappiamo.
Credo che nemmeno nella famiglia di Liv fossero accettabili, per questo lei li ha trovati strani da subito e ha avuto bisogno di confermarli per rinunciare a Jim.
Ecco come va a finire.
Arrivando a casa con la sua famiglia a Zwolle, le sembrò di essere a casa. Scoppiò a piangere quando sua madre la abbracciò. Liv esclamò: "Sono così felice che tu sia la mia casa". Sua madre preparò il tè e Liv si sedette sul divano e aspettò la tristezza, ma non arrivò subito. Arrivò solo un senso di pace.
Nei giorni successivi, le lacrime arrivarono. Certo, le mancava Jim, o meglio, l'idea di lui. Guardò le foto, rilesse i messaggi in cui aveva scritto "Ti amo". Le sue amiche le dissero: "Hai fatto la cosa giusta". Annuì, ma le sembrò troppo facile, troppo superficiale. Perché non c'era mai stato odio. Era un amore che si era lentamente storto. E ciò che si storce, si rompe naturalmente. Sentiva come se lui la amasse, ma non la apprezzasse per quella che era veramente. Pensava spesso a quell'ultimo momento, in quella cucina. L'espressione sul suo viso quando lei gli aveva detto che se ne sarebbe andata. Né arrabbiata, né triste, soprattutto sorpresa e priva di energie. Come se non gli importasse e come se non avesse mai immaginato che sarebbe stata lei ad andarsene. Forse non l'aveva mai immaginato nemmeno lei.
Ora, quasi un anno dopo, Liv pensa ancora spesso a Jim. Quando sente qualcuno con lo stesso accento, o quando sente il profumo di cannella, sorride. Non per rimpianto, ma per pace. Ora dice: "Puoi amare qualcuno e sapere comunque che stai meglio senza". È questa la cosa folle del lasciar andare: all'inizio sembra un fallimento, ma alla fine è come una libertà. Ha sempre pensato che Jim l'avesse fatta maturare, ma è solo da quando se n'è andata che è diventata veramente adulta. Liv ora dice: "L'amore non dovrebbe sminuirti. L'amore dovrebbe creare spazio per chi sei e per chi vuoi ancora diventare".
Questo articolo è già apparso sul sito web LINDA.meiden.
L’escalation della violenza verbale è il processo per cui un conflitto, aumenta progressivamente di intensità attraverso parole sempre più aggressive, offensive o svalutanti.
In pratica: non ci si ferma al disaccordo, ma si sale di livello.
Come funziona l’escalation (passo dopo passo)
Di solito segue queste fasi
Tensione latente
Frecciatine, sarcasmo, silenzi carichi, tono passivo-aggressivo.Critica e attacco personale
Non si parla più del problema, ma della persona:
“Sei sempre la solita”, “Non capisci niente”.Svalutazione e umiliazione
Insulti, prese in giro, derisione, urla.Minacce verbali o intimidazione
“Vedrai”, “Te ne farò pentire”, “Se continui così…”.Normalizzazione della violenza verbale
Le parole violente diventano “normali” e ripetute nel tempo.
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